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Festa del Lavoro - Editoriale del Presidente Federico Giudiceandrea

Di seguito il testo dell'editoriale del Presidente di Assoimprenditori, Federico Giudiceandrea, pubblicato sul quotidiano "Alto Adige" del 1° maggio 2021 (vedi anche immagine allegata).
"Deve essere la festa di tutti" (di Federico Giudiceandrea, Presidente Assoimprenditori Alto Adige)
Mai come quest’anno la Festa del Lavoro che celebriamo oggi assume un’importanza particolare, con un valore unificante per l’intera nostra società e la sua ripartenza.
La Festa di oggi deve celebrare il lavoro come momento di unità, comprendere i dipendenti, gli autonomi, gli imprenditori, ma anche le tante mamme e papà (e, forse mai come in questa pandemia con i nostri bambini e ragazzi costretti a restare a casa da asili e scuole, anche nonne e nonni) che lavorano tutti i giorni nelle nostre famiglie e naturalmente anche tutte quelle persone, uomini e donne, che mettono a disposizione il loro tempo per il bene comune come volontari e volontarie.
Come Presidente di un’associazione che raggruppa 500 imprese in cui lavorano oltre 42.000 persone, mi sta particolarmente a cuore ringraziare, assieme alle nostre collaboratrici e ai nostri collaboratori, anche le tante imprenditrici e imprenditori che la Festa del Lavoro l’hanno onorata salvaguardando e garantendo buona occupazione.
So bene quali sacrifici hanno dovuto fare e quali difficoltà hanno dovuto e devono tuttora superare ogni giorno per mandare avanti la propria attività. Il loro lavoro e quello dei loro collaboratori e delle loro collaboratrici quest’anno vale ancora di più, in molti casi ha tenuto in piedi il funzionamento della nostra società. Il lavoro – inteso nella sua accezione più ampia – è stato decisivo per tutti noi. Senza le persone che lavorano nella sanità, nei trasporti, nei supermercati, nelle fabbriche e nei cantieri e senza tutti gli altri lavoratori e lavoratici che in questi mesi hanno garantito quelli che abbiamo imparato a conoscere come attività e servizi essenziali, la crisi che stiamo vivendo sarebbe ancora più grave.
Un altro pensiero va alle tante persone che anche in Alto Adige, a causa della pandemia, il lavoro l’hanno perso oppure il cui lavoro, come dicono con linguaggio burocratico le ordinanze e i DPCM che abbiamo imparato a leggere in questi mesi, è stato sospeso, ovvero fermato da un giorno all’altro. Conosco bene la sofferenza che sta dietro all’impossibilità di svolgere il proprio lavoro, anche perché in quest’anno di pandemia i divieti hanno colpito i lavoratori di tutti i settori. Anche per questo credo sia giusto continuare a mostrarci solidali verso chi ancora è costretto a casa, senza lavoro. La speranza comune deve essere quella di tornare a lavorare tutti in sicurezza e al più presto: la possibilità di poter tornare a lavorare vale più di qualsiasi sussidio! Rispettare le regole di sicurezza, sottoporci ai test periodici, sostenere la campagna vaccinale è una responsabilità collettiva che abbiamo tutti e che mi sento di assumermi in particolare verso quelle persone che oggi – parlando di lavoro – non hanno purtroppo nulla da festeggiare.
Mi auguro che questa visione unitaria, questo interpretare il mondo del lavoro con spirito inclusivo e con la consapevolezza della sua ricaduta positiva su tutta la società (del resto, anche la nostra sanità, il welfare, i servizi pubblici o i trattamenti pensionistici sono in ultima analisi finanziati attraverso tasse e imposte provenienti dal nostro lavoro), sarà mantenuta anche in futuro.
È dal lavoro che dobbiamo ripartire, perché se l’obiettivo ultimo è quello di salvaguardare il lavoro mettiamo tutti d’accordo. Come parti sociali lo abbiamo dimostrato elaborando e condividendo protocolli di sicurezza che hanno garantito il lavoro in sicurezza. Su questa strada dobbiamo proseguire. Lo dobbiamo, in prospettiva, anche ai nostri giovani, perché è anche per garantire il loro lavoro di domani il motivo per cui – tutti insieme – dobbiamo impegnarci.